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Non più "Mondo Scuola", "Mondo.... "
(leggetevi il dopo, ma sotto rileggetevi il prima ) Varato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Legge con le nuove tabelle di valutazione dei titoli dei docenti precari, si stanno già profilando, con interventi mirati e non occasionali, le nuove regole del reclutamento docenti. Le reazioni al nuovo provvedimento che disciplinerà la riapertura delle nuove graduatorie permanenti, disposta oggi con Decreto Dirigenziale, sono per la maggior parte negative. Il decreto non soddisfa nessuno: questo è in sintesi ciò che è stato rilevato dalle varie testate giornalistiche nei giorni successivi all'emanazione del DL. Che il decreto non sia soddisfacente rispetto agli obiettivi per cui è stato creato, quelli del riequilibrio dei punteggi attribuiti alle diverse tipologie di abilitazione, il MIIP è stato il primo a denunciarlo. Che esso non risulti invece soddisfacente per chi, come i sissini, ha goduto finora di un inammissibile privilegio, non può certo stupire, visto che costoro hanno sempre osteggiato la seppur minima esigenza di riequilibrio, salvo poi invocare per sé, oggi, quei diritti acquisiti che bellamente avevano negato agli altri. Ciò che rende il DL un provvedimento debole è, come più volte rilevato nei documenti precedenti, l'incapacità di equiparare effettivamente le abilitazioni: i precari che per due anni non hanno lavorato non recupereranno certo le posizioni perse con i miseri 6 punti aggiunti alla loro abilitazione. La loro espulsione pare ormai fatto certo di cui si devono interamente far carico le forze politiche di questa maggioranza, le quali hanno finora demagogicamente scaricato tutte le responsabilità sui governi precedenti. Ma il DL non solo ha questo gravissimo limite: esso introduce infatti nuovi elementi di squilibrio e discriminazione, come la supervalutazione dei titoli accademici, prima non richiesti per l'insegnamento (i dottorati, i vari corsi di perfezionamento e i master universitari), e del servizio di leva. L'attribuzione di un punteggio aggiuntivo per gli uomini che hanno svolto il servizio di leva dopo la laurea, fortemente voluta da Forza Italia (la proposta reca la paternità del sen. Asciutti) e incoerentemente votata anche da Margherita e DS (con la solo eccezione della senatrice Franco), è un atto discriminante dalle gravi conseguenze. Esso, mentre mostra tutta la sua natura clientelare, viene goffamente giustificato come "risarcimento" per neolaureati che, per servire lo Stato, non hanno "potuto" insegnare. Vale la pena di ricordare, però, che i neolaureati, prima dell'avvento delle SSIS, non avevano possibilità di accedere all'insegnamento nella scuola pubblica se non dopo un lungo iter. Ma la cosa più grave è che, avendo valore retroattivo, la norma si mostra profondamente lesiva per le donne, esonerate per legge dal servizio di leva. Si poteva scegliere di rendere valido tale "risarcimento" per il futuro, ma ancora una volta, con la stessa modalità con cui sono stati attribuiti i 24 punti di "servizio non svolto" agli specializzandi delle SSIS, si è voluto "risarcire" a posteriori, stabilendo nuove regole che colpiscono diritti acquisiti e, soprattutto, inseriscono elementi ulteriori di destabilizzazione. Il fine, ancora una volta, è quello di rendere le graduatorie caotiche e incerte, per invocare poi, in un immediato futuro, nuovi sistemi che, deus ex machina, saranno in grado di porre fine al caos imperante. La chiamata diretta dei presidi, proposta volutamente avvolta ancora nell'ambiguità e nell'indeterminatezza, viene presentata come l'unico strumento capace di risolvere definitivamente il problema della gestione delle graduatorie, come da tempo chiede l'Associazione Nazionale Presidi di Rembado, fortemente sostenuta dall'on. Aprea e dai funzionari del MIUR ad essa legati. Varie testate giornalistiche ci hanno offerto nei giorni scorsi la possibilità di comprendere verso quali soluzioni le forze politiche si stiano orientando per delineare il futuro scenario. Il sen. Asciutti, Presidente della Commissione Cultura del Senato, dichiara ["Italia Oggi" del 6 Aprile]: «Con il nuovo sistema non ci saranno più precari"», poiché «abiliteremo solo i docenti che effettivamente servono». Sempre dalla stessa fonte scopriamo che le prossime 15.000 assunzioni tra personale docente e ATA saranno le ultime che lo Stato farà, dal momento che con la riforma federale della Costituzione sarà compito delle Regioni decidere le assunzioni a tempo indeterminato «in base alle effettive necessità delle istituzioni scolastiche e attingendo ai corsi di specializzazione universitari». Saranno inoltre le scuole (cioè i presidi) a chiamare direttamente i docenti. In primo luogo sorge spontanea la domanda su cosa intenda Asciutti per "effettive necessità". Forse finora sono state fatte assunzioni non corrispondenti ad "effettive necessità"? L'autorevole senatore, che anticipa la "definitiva risoluzione" del problema del precariato, mentre dice di poter programmare in futuro il numero dei docenti, forse non ricorda che il governo da egli rappresentato, in tre anni, ha permesso alle SSIS di sfornare decine di migliaia di nuovi abilitati senza che vi fossero "effettive necessità": bastava guardare le graduatorie per rilevare il sovraffollamento proprio di quelle classi di concorso attivate dalle SSIS. Il MIIP ha denunciato più volte come questo abbia contravvenuto alla legge e come sia stato il frutto dello stretto legame di interessi creatosi tra lobbies universitarie, da alcuni anni veri e propri operatori del mercato del reclutamento dei docenti, e quelle governative connesse. In secondo luogo, dalle parole del senatore appare chiaro che le chiamate dei presidi riguarderanno esclusivamente coloro che rientreranno nel nuovo sistema di reclutamento, quello voluto dall'art. 5 della riforma Moratti, il cosiddetto 3+2: dopo la laurea triennale e il biennio di specializzazione abilitante sarà assicurato ai nuovi abilitati un sistema di assunzione-tirocinio di due anni (per coprire posti vacanti, plausibilmente quelli finora coperti da supplenti annuali), preludio all'assunzione a tempo indeterminato. La modalità di questo governo sul reclutamento si conferma quella che concepisce come legittimo il fatto che ciò che viene per ultimo debba necessariamente sostituirsi ex abrupto al precedente. Senza creare né passaggi né mediazioni; senza, in breve, guardare alla realtà. Vorremmo allora rammentare al sen. Asciutti e a tutta F.I., i quali non hanno fatto altro che imputare al precedente governo la mancata transizione, che un giusto passaggio verso un nuovo sistema di reclutamento richiede prioritariamente di fare i conti con le presenti graduatorie. E non si evochi il giochino sofista di dichiarare la necessità di nuovi "professionisti", perché sarebbe indecente e immorale. Gli eventi che hanno finora segnato il percorso sono andati tutti nel senso di un progressivo smantellamento del sistema di diritti, interpretabile come prologo alla demolizione totale del sistema delle graduatorie. Rendere infatti queste ultime il luogo delle peggiori ingiustizie e della lesione del diritto stesso al lavoro, renderle terra di norme selvagge che ignorano il concetto di "diritti acquisiti", renderle caotiche e mastodontiche è stato il vero senso della politica di questo e del precedente governo. Altro attore politico, intervenuto -non a caso- dopo il varo del DL, è Confindustria, la quale, come leggiamo sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 2 Aprile, sta organizzando un convegno sulla questione. In tale occasione verrà presentato il rapporto Education, vero canovaccio di una linea politica che si muove verso la destrutturazione dell'esistente per realizzare la "liberalizzazione" selvaggia del reclutamento dei docenti. Confindustria parte da una posizione critica rispetto al DL poiché non sarebbe altro che una continuazione della politica del reclutamento attraverso graduatorie. I precari, inoltre, sempre secondo la suddetta organizzazione, sarebbero una «massa imponente di persone con un potere di pressione notevole» che avrebbe «tutto l'interesse a mantenere le cose così come sono nella speranza di riuscire prima poi ad ottenere un posto stabile». Evidentemente per Confindustria è oltremodo deprecabile richiedere principi di equità e giustizia e garanzie di stabilità nel lavoro. Ed è bene osservare che Confindustria sta parlando della categoria più flessibile nel nostro paese, quella dei supplenti, che da più tempo conosce il lavoro flessibile e i meccanismi correlati. Avevamo già notato la convergenza tra i piani della Confindustria per la scuola e quelli dell'attuale classe politica al governo: qualche mese fa, come il MIIP aveva segnalato in un documento, il braccio destro del sottosegretario Aprea, Rosario Drago, si diceva perfettamente d'accordo con l'associazione degli industriali sulla necessità di dotare la scuola di docenti "altamente professionali". Il MIIP ha sempre sottolineato che la "professionalità" non è concetto definibile in maniera dogmatica e che proprio questo governo ha mandato a casa intere schiere di professionisti. Ci si aspetterebbe almeno un atteggiamento dialettico sulla definizione del concetto di qualità dell'insegnamento poiché non è valore così facilmente quantificabile e non è sicuramente riferibile all'equivalenza che il modello SSIS ha stabilito: frequenza = conoscenza. Esso è infatti modello del tutto autoreferenziale in quanto certificato esclusivamente dalle stesse Università che hanno tutto l'interesse alla costituzione dei corsi per stipendiare spesso docenti che non troverebbero altra collocazione: in particolar modo la schiera di pedagogisti alla moda che non hanno nemmeno l'onestà scientifica di dichiarare l'assoluta relatività delle dottrine proposte a incauti studenti come uniche "miracolose". Tutto in realtà funziona attraverso parole d'ordine di facile presa, mai seriamente discusse e meditate, mai condivise. Il concetto di docenza e la definizione della "professionalità" docente è discorso che riguarda anche l'etica e il diritto e non può prescindere dall'esperienza della nostra storia e dal riferimento alla realtà. Non possono certo essere Confindustria e Aprea, ai quali piacerebbe tanto imporre a questo paese ciò che hanno confezionato al di fuori di ogni confronto e di ogni vero interesse per la funzione e il ruolo dell'insegnante, a determinare tale concetto; il fine infatti non è definire la professionalità docente ma di costruire masse di docili docenti. Quando il sottosegretario Aprea, in coppia con il responsabile scuola di Forza Italia, on. Mauro, lancia la "sfida" di nuovi percorsi "professionalizzanti" per insegnanti che «devono avvertire le responsabilità verso le nuove generazioni» ["Il Sole 24 Ore" del 7 Aprile], non fa altro che confermare il sottile disprezzo e la malevola intenzione di gettare discredito sull'intero corpo insegnante, attribuendo conoscenze e valori in modo "miracoloso" alla futura classe docente direttamente figlia di questo progetto. Ci vuole ben altra consistenza politica per poter lanciare "sfide" di questo tipo al Paese. E non è nemmeno sufficiente dimostrarsi capaci di sottigliezze filologiche come fa l'on. Mauro nella stessa occasione, quando, dopo aver snocciolato numeri "bellici" sui dipendenti del MIUR e delle scuole, disserta sul concetto di "competizione", giammai da intendere come "conflittualità" ma nell'accezione del cum-petere, cioè del "cercare di ottenere insieme". Singolare però che tale interpretazione venga da chi, con la propria politica di falsi tentativi di riequilibrio e di false mediazioni, non ha fatto altro che determinare ulteriori conflittualità, acutizzare attriti, spingere (si ricordino le parole della Aprea a Pesaro un anno fa) verso la garanzia di determinati interessi contro altri. Senza nemmeno troppa scienza e conoscenza appare ovvio che la competizione sottesa alla chiamata diretta non sarà altro che, e tutti lo sanno, un modo clientelare e illecito di reclutare il personale docente e di mettere in conflitto lavoratori privati di ogni garanzia. E non si invochi il modello dell'Europa per sostenere tale subdola soluzione, dato che laddove in Europa tale pratica viene adottata risponde ad altra storia e ad altra etica. Soprattutto non è il frutto del brutale sradicamento e dissoluzione di precedenti sistemi. Si apre dunque su tutto il precariato, pesantemente, una zona oscura. Il DL non ha risolto, in quanto atto provvisorio, il problema; soprattutto non lo ha risolto nel senso dell'equità e della giustizia. Il futuro dei precari è strettamente legato alla definizione dell'art. 5 della riforma Moratti, perché se ancora una volta verranno annullati i percorsi precedenti in nome del nuovo, vorrà dire che ancora una volta sulla pelle dei precari si misurerà tutta l'inconsistenza politica di chi promette un futuro mondo roseo e non guarda alla realtà presente. Tutte le forze politiche dovranno dichiararsi su questa questione, perché questo sarà indice della loro capacità di essere o non essere forza politica a cui demandare il governo delle cose. Mercoledì 21 Aprile 2004
Movimento Interregionale Insegnanti Precari |
Egregio Presidente del Consiglio Sig. Silvio Berlusconi mi rivolgo a Lei anche se non L'ho votata. Flavio GIOTTO
Come si può evincere dal titolo NON sono più un Precario. L'immissione in ruolo è arrivata per la classe A038
(Fisica) alla scuola media di secondo grado. Ho regolarmente preso servizio il primo di Settembre presso
I.P.S.I.A. Edison - Volta di Mestre - VENEZIA. RI-Sorpresa!!!
Sono state 'Rimolestate' le graduatorie, stavolta non aspettatevi files decenti, negli zippati troverete degli
SCHIFOSISSIMI .TXT ed altri Files con nessuna estensione, che se siete molto bravi riuscirete ad aprire con qualche
strano sistema. (tra i files delle supereiori c'è pure uno delle medie). il '.pdf' (decreto103.zip) con il decreto e 12 pg. di domanda con note esplicative e tabelle lo trovate nel sito del Provveditorato (si legge con Acrobat) Nota Ottimistica: Il Berlusca assume solo dall'ordinario, noi Precari ci manda tutti a casa ... così tutto tacerà per sempre. Vedete come cambiano le cose, ora sono costretto a ringraziare anche il Berlusca. |
Ma faccio notare che sarebbe opportuno, fornire sempre i files in Excell. Ultimamente per le graduatorie si otteneva un file di stampa, marcato 'prd'; difficilmente gestibile ed usabile. (non tutti sanno che file di quel tipo possono essere resi di testo, semplicemente rinominandone l'estensione in 'txt', dopo di che il file è leggibili con Word Pad). |
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COORDINAMENTO PRECARI E DISOCCUPATI DELLA SCUOLA della Provincia di Venezia "... ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro." (dall'art. 23 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo) |
Finalmente la meta è raggiunta,
di quei 1.300 insegnanti precari della provincia di Venezia delle
scuole di ogni ordine e grado che hanno frequentato i corsi di
preparazione ai concorsi riservati, finalizzati all'abilitazione/idoneità
all'insegnamento, io sono uno dei pochi fortunati che ora è in ruolo.
Tutti i corsi hanno concluso in 60 ore il modulo di base, poi quello
specifico. In alcuni corsi è stata effettuata la prova prevista a
metà del percorso. Non è stata molto chiara la questione del servizio
prestato per attività di sostegno: gli interessati hanno frequentato
altre 30 ore di corso, relative appunto alle tematiche connesse con
l'integrazione degli alunni portatori di handicap.
Il 21 dicembre si è tenuta una riunione tra Provveditorato e tutti i
Coordinatori dei corsi, dove, a quanto pare, è stata registrata una
certa disomogeneità e disorganizzazione: mancavano ancora alcuni docenti
dei moduli specifici, si sono chiarite in ritardo le questioni del tirocinio
e dell'autoformazione.
Sono state concordate da un minimo di 5 ore ad un massimo di 9 di tirocinio
(compreso nelle ore del modulo specifico), mentre per le attività
d'autoformazione (max 10% delle ore) ogni corso si è regolato autonomamente.
Il 20 dicembre il Coordinamento ha richiesto un incontro con il Provveditore
e i Coordinatori per chiarire i punti suesposti, i criteri d'espletamento delle
prove d'esame e i parametri di valutazione, che secondo il Coordinamento avrebbero
dovuto essere comuni e rispondenti a quanto trattato nei singoli corsi.
Contemporaneamente ai corsi abilitanti, molti precari hanno anche sostenuto
l'esperienza dei concorsi ordinari; altri l'hanno già sostenuta nelle tornate
precedenti e, molto spesso, pur non entrando in ruolo, li hanno anche superati.
Per questo concordo nell'affermare che, nonostante la disorganizzazione, la
disomogeneità riscontrata, l'esperienza dei corsi abilitanti è comunque più
utile della "ruota della fortuna" dei concorsi ordinari.
I concorsi a cattedra sono assolutamente casuali, nozionistici, costosi per
il bilancio dello Stato. In qualche ora delle prove d'esame non è certo
possibile valutare l'idoneità all'insegnamento. Non è detto che chi supera
poi l'ordinario sia in grado di gestire l'attività d'insegnamento. I
concorsi ordinari in realtà sono un gran business per le case editrici e
per chi organizza i corsi di preparazione a pagamento.
Nonostante tutto, i corsi abilitanti ci hanno dato l'occasione di
affrontare un proficuo lavoro d'approfondimento, confronto e riflessione
sui temi legati alle metodologie didattiche in connessione con le specifiche
discipline e le innovazioni in corso nella scuola.
Il problema è che finora non è mai stata affrontata la questione di
insegnare ad insegnare.
Sono partite anche le Scuole Interfacoltà di Specializzazione che devono
formare i futuri insegnanti: si tratta di un corso biennale post-lauream.
Probabilmente sarebbe la strada giusta, se non fosse così vessatoria per
i neolaureati che vi partecipano: 5 milioni di tasse, numero chiuso, per
poi comunque affrontare i concorsi ordinari; senza contare che la
Finanziaria 2000 prevedeva che gli studenti delle S.I.S. venissero
utilizzati per fare le supplenze gratis, al posto dei precari, facendole
passare per tirocinio.
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