Appunti del
corso tenuto agli studenti in diverse città dal prof. Rosario
Mazzeo
3. Caratteristiche del metodo di studio |
In genere, vengono distinti tre tipi di studio:
- meccanico,
-
assimilativo,
- creativo o critico.
Imparare a studiare significa apprendere un metodo che aiuti ad approfondire le ragioni e i passi dello studio creativo o critico.
Le pagine che seguiranno intendono accompagnarti su questa strada. Ti saranno utili a condizione che accetti di verificare lealmente l’ipotesi che imparare e studiare, prima ancora che un dovere, sono un bisogno ed un piacere.
3 - Caratteristiche del metodo di studio
Lo studio è un cammino avventuroso, necessario, lungo come la vita e la storia di un individuo. Ora un cammino presuppone un punto di partenza, una strada, dei mezzi e una meta finale.
Chiamiamo metodo la
strada e tutto ciò che usiamo e facciamo per raggiungere la meta. Metodo,
infatti, etimologicamente significa: lungo o attraverso il cammino.
Il metodo di studio è l’insieme dei passi compiuti per studiare nel modo
personale più sicuro, spedito, adeguato, efficace possibile.
3.1. La personalizzazione
Non si impara se non c’è impegno. L’apprendimento, infatti, è un’iniziativa personale che dipende dalle motivazioni, dalla disponibilità, dalle maturazione delle capacità e dallo stile di vita dello persona.
Il metodo è una strada, ma se
se uno non vuole camminare, non serve nessun tipo di strada: né sentiero né
autostrada.
Come si impara a camminare camminando, così s’impara a
studiare studiando. Il metodo di studio è un premio a chi... studia.
Non
dire, dunque, "Non studio perché non so studiare" oppure "Comincerò a studiare
quando avrò appreso un metodo". Comincia a studiare così come ti viene richiesto
dai tuoi docenti, acquisterai a poco a poco il tuo metodo di studio.
3. 2. La funzionalità disciplinare
Il metodo deve essere funzionale, cioè adeguato alla materia.
Studiare matematica, per
esempio, comporta dei procedimenti diversi dallo studiare arte, perché
quest’ultima disciplina ha una struttura e dei principi diversi rispetto alla
prima.
Il metodo deve essere, inoltre, rispettoso dell’oggetto di
studio. Non si può, per esempio, ridurre gli argomenti di storia ad una
poltiglia di nozioni, che non ha nulla a che fare con la storia, che è
conoscenza critica del passato.
3.3. L’efficacia
Un metodo autentico deve essere efficace, cioè permettere il raggiungimento dello scopo, che è quello di imparare da uomini.
Il metodo di studio è efficace se
a) permette allo studente il massimo rendimento
- nel più breve tempo
possibile
- con il minimo sforzo;
b) garantisce la qualità dell’istruzione nel tempo, per cui man mano che i giorni passano
- si impara di più
- si
approfondisce meglio il proprio sapere.
3.4. Il fascino
Il fascino è un aspetto dello
studio. Il metodo deve favorire il manifestarsi di questo fascino rendendo
piacevole lo studio.
Lo studio diventa piacevole a tre
condizioni:
a) che si sia consapevoli
* di quello che si
studia e
* del perché si studia;
b) che si abbia la certezza di
raggiungere l’obiettivo;
c) che non comporti più fatica del
dovuto.
3.5. Il realismo
Studiare non significa
"secchiare": circondarsi solo di libri, non vedere o non pensare altro
all’infuori dello studio e delle interrogazioni, rimanere ore ed ore attaccati
alla scrivania.
Lo studio è una forma consapevole di apprendimento
finalizzata alla scoperta e alla manipolazione intelligente della realtà
attraverso le discipline scolastiche (storia, matematica, chimica, ecc.), in
vista della propria umana realizzazione.
Il metodo di studio deve perciò
aprire a tutta la realtà: al gioco, allo sport, alla natura, agli amici,
alla musica, ecc.
È vero studente chi sa vivere, cioè chi sa imparare da
tutto e da tutti: sa fare delle valide ed interessanti esperienze dentro e fuori
la scuola.
Per questo se vuoi imparare a studiare, non devi sciupare
nessuna esperienza, ovvero devi vivere con consapevolezza, stupore ed
intelligenza la tua giornata, interrogando e lasciandoti interrogare dalle cose,
esercitando il più possibile l’attenzione in ogni attività, riflettendo sul tuo
io in azione.
Conoscere significa incontrare
ed accogliere qualcosa o qualcuno.
La prima reazione all’incontro è un
sentimento di stupore. Questa parola, etimologicamente significa:
reazione ad un qualcosa d’imprevisto, di inaspettato, da cui siamo stati come
battuti, colpiti.
1 - Stupore ed intelligenza
Lo stupore è stato definito la
molla della conoscenza, di ogni conoscenza, anche di quella scientifica. Infatti
"la ricerca scientifica prende l’avvio da problemi pratici e teorici, cioè da
aspettazioni deluse, da scoppi di meraviglia" (D. Antiseri).
Non
credere, dunque, che lo stupore sia cosa di bambini o di ingenui. Essere capaci
di meraviglia è segno di intelligenza, perché come nota un filosofo francese
"Lo stupore è la grazia essenziale dell’intelligenza" (G. Marcel)
2 - Il coraggio di accogliere
Si potrebbero indicare le
qualità del vero studente con la sigla O.S.A.R.E: Osservare,
Stupirsi, Ascoltare, Ricevere, Esperimentare.
Questi verbi sono pressoché sinonimi. Significano, infatti, "entrare in
contatto con la realtà in modo attivo e rispettoso di tutti gli elementi che la
compongono".
Lo studio, come del resto la vita, comporta sempre un
rischio: l’inizio di un’avventura, che non si sa come andrà a finire, e
la rinuncia a qualcosa (esempio: alla propria ignoranza).
Da qui il dovere
di Osare che in questo caso vuol dire essere disponibili ad
imparare sempre, a sintonizzarsi con la realtà, ad accogliere, smettendo di
pensare che il mondo coincida con il proprio io o che gli altri siano specchio e
strumento di noi stessi. Il vero studio, in altre parole, richiede coraggio.
Bisogna, infatti, essere coraggiosi per superare pregiudizi e per imparare
da tutti e da tutto: occorre avere il coraggio di stupirsi e di accogliere.
3 - Come imparare a stupirsi ed accogliere?
Per risvegliare la meraviglia e
la simpatia di fronte a ciò che incontriamo, vediamo, leggiamo, ascoltiamo,
bisognerebbe:
* tenere gli occhi bene aperti, osservando la realtà senza
pregiudizi, ascoltando senza prevenzioni, stando sempre allerta;
*
amare il silenzio e la compagnia (di uomini, libri, ecc.) che sanno risvegliare
in noi l’ammirazione e stimolare la nostra curiosità;
* esercitare
l’attenzione e la capacità di far domande.
4 - Otto regole per l’attenzione
1 - Non pretendere di fare mille cose contemporaneamente
2 - Prendere le distanze da persone, rumori, cose, situazioni che potrebbero distrarre durante lo studio. È bene, perciò,
oltre che spegnere la TV e simili, ripulire il tavolo dal materiale (fogli,
libri, adesivi, manifesti, riviste, ecc.) che non c’entra con l’attività dello
studio o con la esecuzione del compito.
3 - Prima di iniziare l’attività concentrarsi per un momento come fanno gli atleti prima delle loro gare. Infatti
non è opportuno il passaggio immediato dallo svago al lavoro.
È meglio
progettare il percorso di studio che buttarsi a razzo su libri e quaderni e
avere l’illusione di terminare in "quattro e quattro otto".
4 - "Ciò che non si apprende in mezzo secondo, o lo si apprenderà male o non lo si apprenderà per
niente". Ne consegue che se si vuole risparmiare tempo e fatica nello studio, si
deve impegnare tutta la propria attenzione subito e mantenerla istante dopo
istante.
5 - Creare in classe un clima di amicizia e di solidarietà tra insegnanti e compagni. È questa una base necessaria per lavorare insieme con
piacere, con gusto e, quindi, con attenzione.
6 - Durante lo studio aiutarsi con "trucchi" del tipo:
* sottolineare, visualizzare, schematizzare
*
concedersi al momento opportuno due o tre minuti di riposo,
* iniziare lo
studio dagli argomenti o dalle materie più difficili e noiosi,
* cercare di
anticipare le conclusioni dei fatti o dei ragionamenti che il testo ti sottopone
(gioco del chiudo il libro ed indovino).
7 - Preparare con una lettura esplorativa o con domande personali l’argomento che sai verrà sviluppato
il giorno dopo.
8 - Curare l’alimentazione e la respirazione
(cfr. MAZZEO R., Un metodo per studiare, Il Capitello, 1990, p.53, 105, 266)
5 - Interrogare e lasciarsi interrogare
Per studiare bene e con gusto occorre essere curiosi, coltivare il desiderio di fare domande e di affrontare ogni tipo di problema. "Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita" (A. Einstein)
1 - Interrogare il libro di testo
Un testo è il frutto delle
domande, che l’autore si è posto attorno ad una certa realtà o ad un certo
argomento.
Studiare un capitolo o gli appunti di una lezione, perciò, vuol
dire fare emergere domande, valutarne la portata, verificarne le risposte.
Per interrogare, però, occorre essere capaci di ascoltare (se si tratta di
un testo orale) e di leggere (il testo scritto) con attenzione, senza
pregiudizi, tutto.
Dall’ascolto e dalla lettura (di tutto, ripetiamo: del
titolo, dei sottotitoli, delle immagini, ecc.) nascono domande che potrebbero
essere formulate secondo lo schema.di Aristotele: Chi? cosa? come? quando?
dove? perché? con quali mezzi? oppure con proposizioni del tipo: Cosa
accadrebbe se...? Cosa si deve fare affinché...?
1.1. Primo gruppo di domande
Nell’uno e nell’altro caso, a
seconda del contenuto, delle finalità e del tipo di testo, possiamo distinguere
le domande in:
meccaniche, domande-ponte, personali.
Per
capire meglio questa distinzione, prendiamo un capoverso di un capitolo di
storia:
"Già sappiamo che nel 1543 Copernico aveva esposto una rivoluzionaria teoria astronomica, secondo la quale la terra gira attorno al sole. Un’affermazione contraria a ciò che è scritto nella Bibbia e che aveva perciò destato l’opposizione di molti teologi: i primi a condannare la teoria eliocentrica (elios in greco significa sole) di Copernico erano stati, già nel 1549, i luterani".
(AA.VV. Storia 2, Bruno Mondadori 1982, pag.149)
Leggendo tale capoverso, potrebbero sorgere queste domande:
A - Quando Copernico
aveva esposto la sua teoria? Cosa sosteneva? A quale affermazione era contraria?
Di chi aveva suscitato l’opposizione?
Si tratta in questo caso di domande
meccaniche, in quanto vengono formulate rendendo interrogative dirette le
frasi del testo.
B - Perché la teoria di Copernico è rivoluzionaria?
Perché e da chi viene condannata?
Queste vengono chiamate
domande-ponte: nascono prestando attenzione al filo del discorso, ai
singoli passaggi, allo specifico dell’argomento.
C - Chi era Nicolò
Copernico? In base a cosa sosteneva la sua teoria? Perché prima si credeva il
contrario? Quali le conseguenze della teoria di Copernico e della sua condanna?
Qui evidentemente si tratta di domande personali, in quanto sono
espressione del bisogno, che ha lo studente, di approfondire e di collegare lo
studio con il sapere già acquisito.
1.2. Secondo gruppo: domande nozionistiche e metodologiche
Le domande nozionistiche
sono del tipo: cosa? chi? quando? dove? perché? come?
Le domande
formulate nel paragrafo precedente sono in un certo senso di tipo nozionistico.
Quelle metodologiche hanno come oggetto non tanto le nozioni, quanto
i punti di vista specifici delle discipline. Variano quindi a seconda della
materia che si sta studiando.
Per esempio, in storia, che come sai è una
scienza che si basa sui documenti scritti, non basta sapere semplicemente cosa è
successo, occorre rendersi conto di come quel determinato fatto è riportato ed è
stato interpretato o è interpretabile. Sorgono, perciò, domande del tipo:
come e da chi viene documentato il fatto? come viene spiegato? quali cause e
quali conseguenze vedono gli storici in questo fatto?
Il capoverso su
Copernico, sopra riportato, inizia con un "già sappiamo", che ha la funzione di
richiamare l’attenzione su un documento o un passo precedente.
2 - Interrogare i professori
Le domande agli insegnanti
possono essere poste prima, durante e dopo la lezione, la lettura o qualsiasi
altra attività di studio. Non importa come vengano formulate. Ciò che conta è
che siano il più possibile chiare.
Non avere paura né vergogna. Non bisogna,
infatti, dimenticare che
* gli insegnanti vengono a scuola perché tu possa
imparare, cioè perché le tue domande abbiano una risposta e
diventino sempre più numerose e precise;
* non esistono domande
stupide: sono stupidi soltanto gli studenti che si astengono dal fare
domande quando non hanno capito;
* è utile prendere nota delle
domande che nascono anche nello studio a casa per poterle rivolgere il giorno
dopo all’insegnante.
3 - Occhio alle interrogazioni
Per imparare a porre domande a
sé e agli altri, è opportuno prestare attenzione, oltre ai quesiti proposti dai
manuali (in genere al termine del capitolo), alle interrogazioni, in particolare
alle domande poste dall’insegnante.
L’interrogazione è un momento molto
importante del processo di studio. Non considerarla semplicemente un controllo
ai fini del voto. Può essere un’occasione per approfondire l’argomento,
per chiarire i punti oscuri e per esercitarsi nella formulazione e
nell’annotazione delle domande.
Diciamo "annotazione", perché è bene
scrivere sul proprio quaderno i quesiti, a cui in quel momento magari non si sa
rispondere, mentre nello studio pomeridiano potrebbero diventare spunto per
ripasso o per una ricerca.
4 - Non censurare nessun "perché"
L’essere umano è fatto per
domandare e per ricevere risposte. Tutto attorno a lui lo invita a farlo: i
fenomeni della natura, la presenza dei suoi simili, la percezione di una realtà
complessa, varia, misteriosa.
Bisogna che nello studio e nella scuola si
riprenda a dare retta al "cuore" dello studente e dell’insegnante e di quanti
vivono e operano in essa.
È assurdo, illegittimo, atto di violenza
predeterminare, filtrare, circoscrivere le domande dell’uomo studente.
Non
ci sono solamente le domande dei programmi, delle interrogazioni formali (e
non), dei libri di testo. Ci sono domande d’altro, questioni che ci vengono
poste e che constatiamo i noi e negli altri, sono domande di felicità, di
giustizia e di amore.
5 - Cercare sempre, partendo da un’ipotesi positiva
Porre domande adeguate è
desiderare ed impegnarsi a trovare risposte adeguate senza esaurire la
categoria della possibilità è regola di ogni vera ricerca.
Il gusto
esploratorio, infatti, è analogo a quello di un individuo che si reca in un
paese straniero (esempio, in India). Qui tutti i simboli che il viaggiatore
incontra gli risultano illeggibili perché non possiede le categorie per
interpretarli. Se egli, però, suppone che essi non siano privi di significato,
si mette a cercare una chiave interpretativa con la certezza che questa esista
davvero. Se non partisse da questo atteggiamento di fiducia, non si metterebbe
neppure a cercare.
La domanda, se è vera, implica un impegno per la
risposta, ma questa attinge energia da un credito di fiducia dato alla realtà.
Da cosa viene favorito questo credito? Dal gusto dei legami, da una trama di
rapporti che non censurano nulla, ricordano che "siamo nani sulle spalle dei
giganti" (Giovanni di Salisburgo, sec. XII), sollecitano a verificare le ipotesi
che vengono consegnate nell’educazione, come afferma Goethe: "quel che tu
erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo".
6 - Non fermarsi alle nozioni, alla superficie del sapere
Imparare a porre domande e
cercare risposte è imparare a rapportarsi alle discipline di studio in modo
critico e significativo.
Si tratta di accettare la sfida che esse
pongono con le loro domande e ipotesi di risposta: accettare la crisi del nostro
sapere e del nostro rapporto con la realtà prendendo sul serio i problemi, ciò
che esse mettono davanti agli occhi, senza rinunciare all’essenza delle cose.
In quest’ottica studiare è pensare, porre ed ascoltare domande, argomentare,
discorrere con altri e quindi con se stessi.
5 - Quattro operazioni per ben studiare
Le operazioni che uno studente
compie per imparare con profitto e con gusto sono parecchie.
Per poterle più
facilmente ricordare nel loro peculiare significato le indichiamo con alcuni
composti di prendere e che potrebbero essere considerati parenti del
verbo apprendere. A fianco di ognuna diamo una spiegazione, indichiamo la
facoltà umana maggiormente impegnata e l’attività da svolgere nella lettura.
Sono operazioni che si implicano e si richiamano a vicenda nella soluzione
di quel problema che si chiama studio attraverso un testo orale (la lezione),
scritto (il capitolo assegnato), multiplo (il documentario proposto per
approfondire un certo argomento). Le illustriamo separatamente per esemplificare
il discorso.
Operazione | Descrittori | Attività |
I - Sorprendere | concentrarsi interrogare e farsi interrogare accogliere con stupore usare ta l’immaginazione |
Lettura esplorativa, ripresa degli
appunti della lezione, formulazione di domanda, precisazione degli obiettivi, individuazione delle strategie |
II - Comprendere | afferrare con la mente in modo da
prendere dentro di sé, stabilire collegamenti, |
parafrasi (cercare di capire le
parole, tradurre il testo con termini propri); lettura analitica: cogliere le informazioni principali, individuare i rapporti tra i concetti, schematizzare, riassumere |
III- Riprendere | ritornare con la mente, fissare nella propria mente, memorizzare |
Svolgere gli
esercizi, "verbalizzare" gli schemi, ripassare, stare attenti alle interrogazioni |
IV - Intraprendere | continuare in modo
personale, rielaborare, esporre |
confrontare, concretizzare i concetti, cogliere il nesso con la realtà delle cose e la propria esperienza, autointerrogarsi, "dire" la lezione studiata |
Per una completa ed adeguata comprensione del quadro rimandiamo ai testi del prof. MAZZEO ROSARIO: Un metodo per studiare, 1990, pag. 80-149; Insegnare un metodo di studio, 1997, pag. 379 -590
6 - Pianificare tempo ed attività
Lo studente è un singolare tipo
di lavoratore o, se preferisci, di atleta, di professionista. "Anche lo studente
svolge una professione - sia pure con caratteristiche peculiari - e anche per
lui si può parlare dell’esistenza di una certa professionalità" (Di Fazio)
L’indice della "professionalità" di uno studente è misurato dalla sua
capacità di pianificazione.
1 - Memorandum della pianificazione intelligente
Pianificare un’attività in modo
razionale significa "tenere presente tutti i fattori implicati in quell’attività
che nel caso dello studio sono: le capacità e i ritmi di apprendimento
personali, la quantità e la scadenza dei compiti, il bisogno e il dovere di
imparare, le richieste della famiglia e della scuola frequentata.
Per questo
è necessario, innanzitutto, conoscere e valutare se stessi con lealtà e con
realismo, e, in secondo luogo, avere idee chiare sull’utilità della
pianificazione e del quadro orario settimanale.
Ne proponiamo alcune alla
tua riflessione, che potrai vagliare in classe e verificare nella tua giornata.
1. La pianificazione fa guadagnare tempo. Infatti favorisce un
migliore rendimento negli studi e lascia il giusto spazio agli interessi e alle
esigenze extrascolastiche.
2. Il quadro orario settimanale, messo bene in vista nel luogo dove solitamente si studia, dovrebbe
tener conto: della mole di lavoro, delle difficoltà e delle preferenze dello
studente nelle singole materie, di eventuali esigenze di ripasso e di
approfondimento.
In altre parole, non deve essere fisso ed immutabile, ma
adattabile alle necessità dello studio e dello studente.
3. Lo studente intelligente prepara ogni giorno su un foglio o sul diario l’elenco
degli impegni, dei compiti e delle lezioni da studiare. Se alla sera ci si
accorge di non aver svolto tutte le attività programmate, aggiunge queste
all’elenco del giorno seguente.
4. Lo studente intelligente
distribuisce le attività di studio in modo logico ed equilibrato:
alterna, ad esempio, materie letterarie ad argomenti scientifici; non lascia
per ultima la disciplina più difficile o quella che piace di meno.
5. Fissa delle ore di studio tutti i giorni. Anche quando non ci sono in vista
interrogazioni o compiti da svolgere, egli mantiene due-tre ore di studio nel
proprio quadro orario per riprendere, approfondire o anticipare delle lezioni o
semplicemente per leggere.
6. Evita la frammentarietà, cioè di passare da un argomento all’altro come si passa da un canale televisivo
all’altro.
7. Quando un certo lavoro (ad esempio un tema, una ricerca) non gli viene assegnato con scadenze precise, il bravo studente
annota sul proprio diario o una data o l’appunto "quanto prima", per non
trascinarsi a tempo indeterminato l’esecuzione del compito.
Meglio, per
esempio, prepararsi al compito di inglese con 20 minuti al giorno che studiare 5
ore consecutive alla vigilia.
2 - Regole d’oro dello studente "professionista"
Anche lo studio ha le sue
regole. Possono essere regole imposte dalla scuola (orari, programmi,
interrogazioni, compiti, valutazioni, ecc.), dalla classe, dalla famiglia, dalla
situazione. Oppure spontanee: assunte liberamente per raggiungere degli
scopi.
Le une e le altre, se accolte e rispettate in modo serio e coerente,
sono espressione di ciò che potremmo chiamare autodisciplina dello
studente.
1 - Accettare se stessi
Nello studio "ciò che
importa è conoscersi ed accettarsi" (J. Guitton). È necessario che uno veda
se stesso per quello che è; che non presuma troppo da sé, ma nemmeno che
sottovaluti le proprie forze.
È importante che ognuno stimi se stesso,
valutando le proprie capacità per quello che sono, senza confondere la
realtà con il desiderio o con la fantasia, senza presunzioni né vittimismo.
2 - Imparare sempre
Per riuscire nello studio
occorre essere pronti a fare esperienza di quello che si incontra nelle
diverse circostanze della vita.
Il vero studente, infatti, è uno che sa
imparare da tutto e da tutti, cioè sa vivere. Si appassiona allo sport, agli
amici, alla musica. Sa divertirsi, partecipare ad una gita, gustare un film,
stare in compagnia, ecc.
Ne consegue una regola preziosa per chi vuole
effettivamente studiare e riuscire negli studi: vivere fino in fondo la
propria condizione umana, coltivando i propri interessi, cercando di
imparare sempre e dovunque.
3 - Non sciupare né errori né insuccessi
Lo studio, come ogni altra
attività umana, richiede impegno, per cui urta prima o poi contro svariate
difficoltà ed un mucchio di errori. In questa situazione è facile cadere nello
scoraggiamento ed essere tentati di abbandonare il campo.
Occorre non
sciupare la risorsa errore.
4 - Né semilavoro, né semiriposo
La regola d’oro del lavoro intellettuale può formularsi così: "Non tollerare né semilavoro né semiriposo. Datti tutto intero o distenditi in modo completo. Che non ci siano mai in te mescolanze del genere". (J. Guitton)
5 - Non stare soli
Chi studia rimanendo sempre
solo perché si pensa "staccato" da tutti è uno studente in pericolo (Pascal
Ide). Da qui l’invito a cercare l’appoggio e il contatto con altri (compagni,
docenti, genitori, ecc.)
R. Mazzeo, Un metodo per Studiare, Il Capitello
| (adatto agli studenti)
R. Mazzeo, Insegnare un metodo di studio, Il Capitello
| (adatto agli insegnanti) |
Queste pagine non sono "istruzioni per l’uso, né precetti, ma ipotesi da verificare. Per
provarne la verità e l’efficacia, con perseveranza, in modo concreto, nelle singole
discipline, entra in contatto con noi.